venerdì 23 settembre 2011

Papa Giovanni Paolo come Terzani?

Con le parole: "lasciatemi andare alla casa del padre", rivolte alle suore attorno a lui, uno dei papi più amati di sempre ci lasciava.

Per lui era pronta un'intera ala al policlinico Gemelli di Roma. Il papa non mangiava più, non poteva più respirare autonomamente e parlava a fatica. Come Terzani ha deciso di prepararsi alla morte, al distacco dal mondo materiale, piuttosto che aggrapparsi disperatamente ad ogni cosa che lo avesse potuto tenere legato a questo mondo anche per un ora di più.

Personalmente condivido la scelta. Dopo aver tentato mille strade, Terzani conclude che non c'è cura per questa malattia (era malato di tumore), perchè non c'è cura per la morte! Credo intendesse dire che, se anche fosse guarito dal tumore, avrebbe poi dovuto affrontare altre malattie. Magari avrebbe potuto superare anche quelle con successo, ma alla fine si sarebbe dovuto arrendere a quelle che sono le leggi della natura.

Perchè scrivo quest'articolo? Perchè la scelta di Giovanni Paolo, per quanto perfettamente condivisibile, arriva da un uomo che per tutto il suo pontificato ha pesantemente condannato l'eutanasia, senza compromessi e senza eufemismi. Eppure scegliere di non farsi curare non è una forma di eutanasia? Al policlinico non sarebbero forse riusciti, con l'aiuto delle moderne tecniche mediche, a prolungargli la vita (o forse l'agonia) di un po? Magari anche solo di un ora? Ma il papa da uomo saggio ha capito che un'ora (ma forse un giorno e un anno) di agonia non era utile quanto il preparasi degnamente alla chiamata del signore.

Condivido la tua scelta Santo Padre, come condivisi al tempo quella di Terzani, ma visto che, a parer mio, si educa più con l'esempio che con le buone parole, non dovrebbe la chiesa rivedere la propria posizione sulla "buona morte" alla luce degli insegnamenti del compianto papa?

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